L’ernia del disco è un doloroso disturbo che si verifica nel caso in cui il disco invertebrale, situato appunto fra le vertebre, fuoriesce dalla zona in cui si trova. Questo disco ha la funzione di essere un ammortizzatore, un anello fibroso composto dal 90% da acqua e che può uscire dalla zona dove si trova in seguito a delle sollecitazioni troppo forti o a usura eccessiva. Se si rompe, esce il nucleo polposo dal disco, e si parla di ernia espulsa. Se invece il disco si deforma ma non si apre, si parla di ernia contenuta.
In entrambi i casi l’ernia del disco provoca un forte dolore e può anche provocare una serie di sintomi neurologici.
Fra i sintomi dell’ernia del disco quindi annoveriamo il dolore, causato dall’infiammazione che scaturisce dall’ernia e dalla pressione che il materiale fibroso provoca sui legamenti o sui vasi sanguigni; la compressione delle radici del midollo, invece, può causare dei sintomi neurologici importanti come parestesie, intorpidimento, riduzione dei riflessi, dolore che si irradia. La sintomatologia dell’ernia del disco varia a seconda della gravità.
Ernia del disco: quando bisogna intervenire con chirurgia
L’ernia del disco può essere molto dolorosa, ma l’intervento chirurgico in genere non si rende necessario fino a che il caso non è molto particolare o grave.
Fra l’altro il leggero spostamento del disco fa parte dell’invecchiamento fisiologico, e quindi le operazioni vanno giustificate solamente in casi limite.
Secondo la prassi internazionale, la chirurgia per l’ernia del disco si rende necessaria nel momento in cui l’ernia comprime una o più radici di nervi e quindi fa presentare un deficit neurologico, diminuendo la forza dei muscoli. Se una persona con ernia lombare non riesce a muovere le dita dei piedi a casa della compressione dei nervi, è ora di intervenire chirurgicamente perché la radice è compromessa.
In genere l’intervento chirurgico non viene mai effettuato se non prima di aver fatto passare sei o otto settimane massimo con terapia conservativa, quindi somministrando antinfiammatori e cortisone.
L’intervento chirurgico, per l’ernia del disco, è l’extrema ratio e si cerca di evitare il più possibile di operare i pazienti, cercando di tenere a bada il problema con antinfiammatori e analgesici. Nell’80% dei casi questa terapia dà i risultati sperati; tuttavia circa nel 5% dei casi la terapia conservativa non è sufficiente e bisogna ricorrere all’intervento.
La chirurgia dell’ernia del disco consiste nella rimozione dell’ernia.
Se si procede con la percutanea, allora l’operazione è meno invasiva in quanto il paziente non viene aperto, ma si raggiunge il disco dal canale. Questa operazione di rimozione dell’ernia è possibile solo se il problema è contenuto. Laddove invece il problema sia esteso, la tecnica che si usa è la microdiscectomia.
Il tempo di recupero è breve, in genere nell’arco di due giorni il paziente viene dimesso e la convalescenza dura per tre settimane, con interventi di fisioterapia per riabilitare il corpo e la postura.
Le recidive sono abbastanza rare, dato che si verificano solo nel 3-4% dei casi di soggetti che abbiano già avuto ernia al disco.